Le iperfenilalaninemie (HPA) sono un insieme di errori congeniti del metabolismo che si trasmettono con la modalità autosomico-recessiva, (1:10.000 nati vivi) causati dalla mutazione del gene (cromosoma 12 locus 12q24.1) che codifica per l’enzima fenilalanina idrossilasi. Tale enzima è responsabile del metabolismo della fenilalanina, trasformata in tirosina. Il difetto può interessare anche la tetraidrobiopterina, cofattore della fenilalanina idrossilasi. Il deficit provoca in ogni caso un aumento ematico di fenilalanina e un incremento delle concentrazioni urinarie della stessa e dei suoi derivati (fenilpiruvato, fenilacetato, fenillattato, fenilacetilglutamina) (fenilchetonuria).
I danni da accumulo di fenilalanina, convertita in acido fenilpiruvico, riguardano principalmente il sistema nervoso centrale e si manifestano con il ritardo mentale, manifestazioni di tipo neurologico (ipercinesia, epilessia), ritardo nell’accrescimento, morte precoce. L’incapacità di sintetizzare tirosina determina anche un deficit nella produzione di tiroxina, adrenalina e melanina (carnagione chiara per mancanza di melanina).

Si possono presentare le seguenti forme di malattia:

  1. Difetti riguardanti il gene codificante per l’enzima fenilalanina idrossilasi (PAH):
    1. Fenilchetonuria classica (Classic PKU) o Iperfenilalaninemia Tipo I: caratterizzata da una concentrazione plasmatica di fenilalanina alla diagnosi maggiore di 16 mg/dl, da una attività enzimatica residua inferiore all’1%. Viene curata solo con la dietoterapia.
    2. Iperfenilalaninemia persistente lieve (Mild–PKU) o Iperfenilalaninemia Tipo II: caratterizzata da una concentrazione plasmatica di fenilalanina alla diagnosi compresa tra 10 e 16 mg/dl, da una attività enzimatica residua tra l’1 ed il 3%. Viene curata con la dietoterapia.
    3. Iperfenilalaninemia persistente benigna (Mild-HPA) o Iperfenilalaninemia Tipo III: in cui si rileva una concentrazione di fenilalanina plasmatica alla diagnosi inferiore a 10 mg/dl, una attività enzimatica residua maggiore del 4%, l’individuo non necessita né di cure farmacologiche né di dietoterapia.
  2. Difetti legati al cofattore BH4:
    1. Difetti legati alla sintesi di BH4.
    2. Difetti legati alla rigenerazione di BH4

L’ iperfenilalaninemia può essere evitata tramite restrizione di fenilalanina nella dieta nelle prime settimane di vita. Per le donne con fenilchetonuria che hanno raggiunto l’età feconda è fondamentale che la dieta priva di fenilalanina sia iniziata prima del concepimento e continuata per la durata della gravidanza.

IL TRATTAMENTO DIETETICO:

Apporto di alimenti di origine naturale poveri in fenilalanina (in particolare vegetali e frutta), che di sintesi privi di fenilalanina. Le proteine di origine animale (uova, latte, carne, pesce) sono sostituite con le proteine di origine vegetale integrate con l’assunzione quotidiana di miscele di aminoacidi (prive di fenilalanina), e micronutrienti.

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A cura del Dott. Cristian Mastropietro

BIOLOGO NUTRIZIONISTA